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Inter-Juventus 0-0: Tante emozioni, ma zero gol a San Siro

3 ottobre 2010 2 commenti

Partita vibrante e piena di emozioni, quella disputata tra Inter e Juventus a San Siro: il posticipo della 6a giornata di A regala tante occasioni da rete ma finisce 0-0, e i nerazzurri perdono la testa della classifica, che rimane alla Lazio

L’Inter e la Juventus pareggiano 0-0 una partita non molto diversa da quella vista sabato scorso all’Olimpico: allora all’Inter era andata peggio. Un punto può essere quasi considerato una soddisfazione se si pensa alla sconfitta arrivata al 94’ al termine di una gara discreta. Non è molto migliore quella contro una Juve tonica, muscolare, molto attenta ed estremamente determinata. Di questi tempi, a fronte di infortuni, acciacchi e di qualche giocatore non esattamente in condizione, anche uno 0-0 può bastare alla squadra nerazzurra, inutile fare gli schizzinosi.

Non è certamente schizzinosa la Juventus che fa di questo pareggio un ulteriore tassello sulla strada verso la ricerca di sé.

La partita offre un giallo prima ancora di cominciare: Muntari, convocato tra i 20 a disposizione di Benitez, finisce in tribuna insieme al terzo portiere Orlandoni. Solo che Muntari non la prende bene: arriva allo stadio insieme alla squadra, proveniente dal ritiro, e se ne va, palesemente contrariato dalla decisione di Benitez.

Milito, rientrante da un acciacco, e per nulla contrariato, se ne va invece in panchina, lasciando Eto’o libero di svariare sul fronte offensivo. Ma di palloni ne arrivano pochi in una gara molto fisica e che la Juventus interpreta con maggiore aggressività fin dai primi minuti. Feroce pressing sui portatori di palla avversari e ogni tanto qualche intervento robusto. Ai nerazzurri i giochini in possesso palla, rapidi e belli, che si erano visti contro il Werder, stavolta non sono consentiti: al secondo passaggio il portatore di palla ha due avversari addosso, a volte tre. Trovare l’uomo smarcato è difficilissimo mentre Stankovic, Cambiasso e Sneijder stavolta faticano molto anche a dettare qualche passaggio. Coutinho, ancora una volta responsabilizzato dalla scelta iniziale di Benitez, fatica molto a inserirsi nel gioco: i tackle volano alti e il profilo del brasilianino è per contro bassino. Per cui, esaurita l’iniziale pressione nerazzurra, che offre una collezione di calci d’angolo, una punizione di Sneijder (respinta) e per la verità poco altro, si vedono anche i bianconeri.

La Juventus si affida quasi esclusivamente a Krasic: quando il serbo decide di presentarsi con maggiore incisività sulla destra, per l’Inter iniziano i problemi. Un primo tiro, al 22’; poi un affondo devastante che mette Iaquinta davanti alla porta. Una provvidenziale leggera deviazione mette il pallone in corner, e manda fuori giri la spaccata dell’attaccante. E’ il momento migliore della Juventus che trova diversi corner e costringe l’Inter alle corde prima che la supremazia bianconera porti anche a un gol: il solito allungo di Krasic rimette Iaquinta davanti alla porta, ma in fuorigioco. Tempestivo lo sbandieramento di Maggiani, giusto l’annullamento da parte di Banti.

Biabiany si fa male, ed è costretto al cambio: Benitez decide di trasformare un problema in una possibile soluzione. E anziché inserire Santon, o Mancini, evitando di stravolgere la squadra, mette Milito. Eto’o torna ad allontanarsi dalla zona di tiro ma la squadra si sveglia anche perché l’argentino si dimostra fin da subito motivatissimo. Ed Eto’o lo cerca con insistenza: prima una combinazione tra i due viene respinta a fatica dalla difesa ospite, poi è proprio il principe a mettere sul fondo un’eccellente occasione su appoggio del numero nove allo scadere del primo tempo.

In avvio di ripresa Delneri e Benitez fanno il tagliando alla difesa inserendo rispettivamente Motta per De Ceglie e Santon per Cordoba: i ritmi restano alti, le maglie serrate.

Eto’o prova a forzarle al quarto d’ora correndo da casello a casello, dalla propria tre quarti all’area piccola avversaria: una rincorsa impressionante che si conclude con un cross pericolosissimo che la Juve si affanna a mettere in angolo.

Gli risponde Krasic con un’azione personale da fuoriclasse: dribbling a ripetizione prima di un gran tiro messo in angolo da Julio Cesar.

E’ un bel secondo tempo, anche più piacevole del primo: Quagliarella conclude alto su inserimento di Del Piero (appena entrato) poi è Maicon a fallire un colpo di testa da due passi: sulla sua debolissima deviazione Storari salva il risultato e la stessa cosa fa Julio Cesar, costretto a respingere in angolo un’angolatissima conclusione di Quagliarella, protagonista di un vivacissimo contropiede.

Quanto la partita comincia a perdere in ritmo e rapidità di manovra si aprono spazi in più: su uno di questi Milito fa un capolavoro. Lanciato sul filo del fuorigioco da Cambiasso il principe aggancia il pallone e conclude con un meraviglioso movimento a elastico… palla fuori di un nulla. E’ l’occasione più bella dell’Inter e non basta a definire stretto un pareggio che sembra giusto, e che la Juventus si è pienamente guadagnato.

Per l’Inter, un punto nelle partite contro Roma e Juventus e un infortunato in più nella lista della Clinica Pinetina, la conferma che questo campionato viaggerà su altri equilibri rispetto agli ultimi due.

Dopo la Sesta partita di Calcionato ecco la Classifica:

1 Lazio 13
2 Inter 11
3 Napoli 11
4 Milan 11
5 Chievo 10
6 Brescia 9
7 Juventus 8
8 Palermo 8
9 Catania 8
10 Genoa 8
11 Bari 8
12 Lecce 8
13 Cagliari 7
14 Sampdoria 7
15 Bologna 7
16 Cesena 7
17 Fiorentina 5
18 Parma 5
19 Roma 5
20 Udinese 4

Articolo preso da Eurosport.

Serie A: 5° Turno

26 settembre 2010 1 commento

Sabato 25 Settembre 2010:
milan – genoa 1-0
roma – inter 1-0

Domenica 26 Settembre 2010:
cesena – napoli 1-4
bari – brescia 2-1
catania – bologna 1-1
chievo – lazio 0-1
fiorentina – parma 2-0
palermo – lecce 2-2
sampdoria – udinese 0-0
juventus – cagliari 4-2

All’Olimpico la Roma vince l’anticipo serale di Serie A: finisce 1-0

25 settembre 2010 3 commenti

Roma-Inter 1-0

Orgoglio: era questo il tema conduttore che ci aveva accompagnato all’Olimpico prima della partita: “Devono giocare come se fosse l’anno scorso” dice il tassista scaricando il cronista all’imbocco di viale dei Gladiatori.

“Li voglio vedè con la bava alla bocca”, fa eco un tifoso all’ingresso della Monte Mario.

Brescia è alle spalle. E forse anche le vicende di arbitri, situazione societaria, problemi di spogliatoio (probabili), ingerenze esterne (possibili): la Roma scende in campo accettando la sfida garbata che Benitez gli aveva offerto prima della partita. Pensiamo a giocare a pallone.

Accantonate le chiacchiere, riposto il distintivo, che si giochi sul serio: e pur senza offrire momenti di divertimento indimenticabile, Roma e Inter se la giocano, colpo su colpo, dimostrando di essere sulla strada giusta. Quella di un gruppo che si sta compattando (la Roma), quella di una squadra che sta progressivamente alzando il suo livello di gioco. E che in questo momento non ritiene necessario strafare.

Il primo tempo procede a sprazzi e a fiammate con diverse accelerazioni sia da una parte che dall’altra: ma tanto la Roma quanto l’Inter sembrano faticare negli ultimi sedici metri. Bellissime un paio di azioni che trovano Totti, su un fronte, e Maicon, sull’altro, prontissimi a incunearsi nella tre quarti offrendo spunti preziosi: ma Borriello e Milito faticano a finalizzare. E finiscono anche loro per girare larghi, cercando spazio al di fuori degli undici metri. Di conseguenza né Lobont né Julio Cesar corrono grandi rischi. La Roma protesta per un’entrata davvero pericolosa di Lucio su Borriello in piena area: sarebbe calcio di punizione indiretto per gioco pericoloso. E invece si continua. Ma il patto è ormai scritto: pensiamo a giocare a calcio.

L’iniziativa è spesso riservata a singoli e individualità: Stankovic cerca la porta con una certa insistenza anche da posizioni improbabili, Maicon testa il corridoio preferito affacciandosi con sempre maggiore insistenza con il passare dei minuti. Mentre Pizarro si offre nel primo tempo trascinando nella ripresa anche Menez, almeno inizialmente piuttosto abulico. Quando il francesino si mette in testa di saltare l’uomo di turno (quasi sempre Chivu), la Roma si fa pericolosissima: come ad esempio in avvio di ripresa.

E’ proprio in questo momento del match che la Roma sembra rispondere alle aspettative: e sembra davvero la squadra dello scorso anno: con un po’ meno consistenza e un po’ di confusione in più. Ma con quello stesso orgoglio che l’aveva portata a giocarsela fino alla fine, e quasi a vincersela.

L’Inter soffre, si concede un paio di ingenuità clamorose e rischia grosso quando al 62’ Julio Cesar sbaglia rinvio e concede un calcio di punizione a due da pochi metri che Totti spara alto.

Benitez, quando al 66’ toglie Milito per Muntari, persegue due scopi: dare più spazio a Eto’o e aggredire con maggiore efficacia Menez. La Roma si ferma qui.

Ma anche le mosse successive, Coutinho per Pandev e Vucinic per Totti (che lascia il campo senza cedere la fascia di capitano né passare dalla panchina), non cambiano una situazione di sostanziale equilibrio che l’ultima zampata di Eto’o (slalom e gran tiro respinto da Lobont) non va a intaccare.

Finisse 0-0 sarebbe persino giusto: anche perché Ranieri e Benitez, dalla panchina, sembrano mandare chiari segnali che un punto sia cosa buona e giusta per entrambi. Ma l’individualità che non era bastata a cambiare la partita si palesa a tempo scaduto: cross splendido di De Rossi e gran colpo di testa di Vucinic che si nasconde alle spalle di Lucio e insacca con una girata meravigliosa. La capolista cade a Roma, e sembra quasi che sia l’anno scorso.

Anche se la strada da fare resta comunque parecchia, per entrambe.

Articolo preso da it.eurosport.yahoo.com

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